sabato 28 marzo 2009

Differenziamoci

Così recita il volantino in cartoncino riciclato che campeggia da un paio di giorni sul tavolo di casa. Differenziamoci? ...ma come??! E l'uguaglianza? E l'integrazione? Non sarà mica un rigurgito di campanilismo? Che sta succedendo? Consulto il fido Zingarelli:

differenziàre: [da differenza] Rendere differente. Rendere vario. Calcolare il differenziale. + Far risaltare.

Nessuno di questi è il significato che cerco. Insisto.

differenziàrsi: Essere o diventare differente. Distinguersi.

Ancora no. Allora forse...

differenziàto: part. pass. di differenziare; anche agg.. Che ha assunto caratteristiche proprie.

Non ci siamo...

Che si diversifica in base a delle distinzioni: insegnamento d.; raccolta differenziata dei rifiuti.

Eureka! Ci siamo: la raccolta differenziata dei rifiuti. "Dal rifiuto una risorsa. Differenziamoci". Detto, fatto: una telefonata, ed ecco che ci consegnano a domicilio i sacchetti grigi, quelli gialli, e poi il bidone rosso e quelli, più piccoli, marrone, bianco e blu. Trovato un posto per tutti, eliminati gli ultimi sacchetti indifferenziati, ci mettiamo di buona lena a smistare.
Tutto va bene fino a quando si tratta di carta, vetro, lattine, "frazione organica". Ma poi: la confezione dei bastoncini di pesce andrà tra la carta, oppure è carta oleata e va nella "frazione residua secca"? Il contenitore del latte sarà plastica del tipo riciclabile? E la pellicola che racchiude i biscotti? Il sacchetto della pasta? Le lattine smaltate del tonno al naturale?

Da bravi cittadini attivi, cerchiamo di informarci; e scopriamo che la confusione non è solo nostra. I produttori non hanno alcun obbligo di di segnalare se il materiale sia riciclabile o meno, e come; e quelli che aggiungono un logo alla confezione non possono essere certi di venire compresi, visto che -ad esempio- i simboli rotondi o triangolari con frecce che si rincorrono possono significare sia che il materiale è riciclabile, sia che è riciclato. E a noi rimane il problema di riuscire ad essere dei bravi differenziatori, riducendo al minimo le "varie ed eventuali".
Qualche indicazione si può trovare qui (e si noti che l'url finisce con la parola "giungla"), qui (ringraziamo per le precisazioni, ma più che l'esatta composizione di ogni tipo di materiale, non sarebbe più utile sapere cosa farne?) e qui; e naturalmente, anche qui.

E pure, la confusione rimane. Perciò, non tanto per differenziarmi ma per riuscire a differenziare, sottoscrivo una petizione che ha ancora troppo pochi firmatari.


Diffondi

mercoledì 18 marzo 2009

Scollinare al Centro

Ieri ho scollinàto:

Scollinàre

  1. (raro) Valicare colline
  2. Nel linguaggio giornalistico, superare un valico, detto di corridori ciclisti
  3. + Passeggiare per le colline.

Niente ciclismo, ho tagliato in due il Paese dall'Adriatico al Tirreno sulla mia potente Space Star 1.3: Urbino-Volterra, da collina a collina. Ho visto paesaggi che avevo dimenticato e, per una volta, "Bella Italia" è detto senza ironia e senza sconforto. Il colore della terra che digrada dal rosso al grigio e poi di nuovo al rosso; il profilo dei cipressi neri, su tanti diversi orizzonti; le curve dolci della Toscana, le linee più aspre di Marche ed Umbria.
Attraversando paesi dai nomi di fiaba (Borgo Pace, San Giustino, Radicondoli, Monteriggioni...) riflettevo tra me su quanto ognuna di queste incantevoli periferie sia
Cèntro:

  1. Punto, area, zona considerata, in modo più o meno convenzionale e approssimativo, come il punto mediano o più interno di qlco
  2. Polo che attrae o dal quale si irradiano attività, iniziative e sim.
  3. Nucleo urbanistico autonomo

E' qui che vivo ora, al Cèntro: 1, 2 e 3. Devo ancora abituarmici; vado a scollinàre (3) per chiarirmi le idee.

lunedì 9 marzo 2009

Provincia

"Il complesso dei paesi e dei piccoli centri, spesso considerati culturalmente e socialmente arretrati rispetto al capoluogo e alle grandi città: andare, ritirarsi in p.; la noia della vita di p.; mentalità, abitudini di p."

La recente esperienza di trasferimento in p. mi aiuta a aggiungere qualche dettaglio.
P. è infatti anche:
- luogo dove gli uffici pubblici sono ancora aperti con l'antico orario lu>sa ore 8>14
- luogo dove la protesta anti-Gelmini è stata tiepida, visto che il tempo pieno nelle scuole non c'è mai stato
- luogo dove, a 4 km dal centro storico di un capoluogo di p., non arriva l'adsl, e l'umts va a singhiozzo
e infine
- luogo dove il treno una volta c'era, ma è stato soppresso (da oltre 20 anni).

lunedì 2 marzo 2009

Storia


Oggi riferisco la storia di un altro, e di molti altri; direttamente da Internazionale di questa settimana.

Storia
Se uno dovesse riassumere in poche righe gli ultimi quindici anni di storia politica italiana potrebbe dire questo: il più caro amico di uno dei leader che simboleggiò la corruzione della classe politica del paese diventò l'uomo più ricco, l'imprenditore più famoso, il premier più amato, il leader del partito più votato; il segretario dell'ex partito neofascista diventò presidente della camera, terza carica dello stato; uno dei dirigenti dello stesso partito fu eletto sindaco della capitale; l'opposizione fu sciolta in modo democratico e le venne affidato il compito di autodistruggersi; gli ultimi dirigenti di quello che fu il più grande partito comunista dell'Europa occidentale lasciarono spontaneamente la guida a un uomo della Democrazia cristiana, il loro avversario storico; il resto della sinistra si divise così tante volte che alla fine raggiunse proporzioni omeopatiche; a raccoglierne l'eredità fu soprattutto un magistrato; intanto in tutto il paese si diffuse il fenomeno delle ronde. Ma è quello che venne dopo che fa paura. -
Giovanni De Mauro

domenica 1 marzo 2009

Abnegazione (traslochi e residenze)

La parola proposta oggi dal dizionario Zanichelli è abnegazione; ma non mi ci riconosco, e preferisco divagare sul tema del traslòco, "Complesso di operazioni relative al trasporto di mobili, masserizie, e sim. e alla loro sistemazione in una nuova casa o in un'altra sede: è stato un t. faticoso".

Il mio Zingarelli 2005 è appena uscito da uno scatolone, uno dei 100 contenenti libri che abbiamo traslocato. Un'altra cinquantina di scatole di masserizie, e il gioco è fatto: si arriva nella nuova casa, o sede, e si incomincia ad aprire le scatole. In genere, prima di cominciare ci si è proposti di approfittare dell'occasione per sfoltire, buttare, fare pulizia; spesso non ce n'è stato il tempo, oppure al momento buono non ce la siamo sentita, e abbiamo rimandato la decisione di staccarci da un mazzolino di fiori secchi, da quel vassoio mai usato regalo di un parente lontano, dal maglione ormai logoro a cui siamo affezionati. Apriamo le scatole, e tutti i nodi vengono al pettine.

Dopo alcuni giorni di polvere, tagli sulle mani e autoreferenziale attenzione ai nostri oggetti e ai nostri affetti, sorge un grande desiderio di uscire, di tornare nel mondo, magari di scoprire cosa ci sia fuori dalla nuova casa e di crearci una nuova appartenenza. E così, ligi alla legge e alla burocrazia, andiamo all'anagrafe a chiedere la residènza, "Luogo dove si risiede: cambiare spesso r.; fissare una r. stabile / (bur.) Il luogo dove una persona vive abitualmente, indicato nei registri dell'anagrafe comunale: comune di r.; Enrico ha trasferito la r. da Torino a Bologna. CFR. Domicilio, dimora".
Diligentemente, confrontiamo con domìcilio, "Luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei propri affari e interessi / Residenza anagrafica / Eleggere d., stabilire con atto scritto un domicilio speciale / D. volontario, d. elettivo, quello scelto liberamente dal soggetto [...]".

O dunque?

Ho chiesto di avere la residènza nell'appartamento dove si trovano i miei mobili, le mie masserizie, dove dormo la notte con tutta la mia famiglia, e dove mi auguro di rimanere per un tempo congruo. Questo appartamento si trova di fronte ad un altro, di nostra proprietà, dove mio marito già risiede, visto che in questa città ha stabilito la sede principale dei propri affari e interessi, da ormai 24 anni. Tutti i suoi affari e interessi, e ora anche la famiglia: ma visto che siamo in quattro, i suoi 40 metri quadri da scapolo non bastano, e ci allarghiamo all'appartamento di fronte. Qualcuno ci vede del male? Del dolo? Della malversazione?

Bene: avremo un accertamento fiscale, perché non potendo presentare all'anagrafe una sentenza di separazione legale (....????) non è ammesso che due coniugi non risiedano allo stesso indirizzo. Separazione? Ma se, dopo anni, stiamo finalmente mettendo su casa insieme! Ma allora, prima cos'eravamo? Conservando residenze diverse abbiamo fatto due figli, e nessuno ci ha mai degnato di una qualsiasi detrazione, chessò, sulle tasse di iscrizione al nido, riduzione che spettava a figli di genitori conviventi ma non co-residenti, e non sposati. Contraddizione inattesa in uno stato cattolico, e pure...
Niente da fare: fino ad ora siamo subdolamente sfuggiti ad ogni legge, vivendo e lavorando prima a sei, poi a sole due ore di distanza, viaggiando a nostre spese senza bonus rimborsi o incentivi, pagando treno, benzina, autostrada, due case, doppie bollette e conti telefonici salatissimi pur di tenere in piedi una famiglia che si potesse dir tale. Ma finalmente, giustizia sarà fatta e avremo quel che ci spetta; probabilmente, non sarà un rimborso spese, né un riconoscimento pubblico per la pazienza, la tenacia e l'abnegazione.