martedì 31 gennaio 2012

(Giornata della) Memoria


More about Destinatario sconosciutoQuesto è il racconto di un'inattesa rilettura, e di un libro che chiama e vuol dire qualcosa.

Qualche sera fa sono stata a teatro; ci andavo spesso un tempo, ora non più. E' capitato per caso, perché conoscevo l'attore, perché ho assistito alle prove e poi mi sono fermata. Ma non mi ero preparata e non conoscevo il testo, che mi era solo vagamente familiare –forse solo per somiglianza con qualcos'altro di simile, forse un film, chi sa. Destinatario sconosciuto. Un bel titolo, il carteggio tra due amici e soci in affari, ebreo e tedesco; è il 1932, l'ebreo rimane a San Francisco, il tedesco rientra in Germania e prende a simpatizzare con il nazismo, ed è l'inizio di un crescendo di violenza e vendette che non risparmierà nemmeno i sentimenti più nobili. Dopo lo spettacolo sono rientrata a casa con la sensazione di qualcosa di incompiuto.

L'indomani, in casa, ho trovato una scatola ancora chiusa dall'ultimo trasloco. Mi era sfuggita: la apro, e mi trovo fra le mani un volumetto: Destinatario sconosciuto di Katehrine Kressmann Taylor, con una data di oltre dieci anni fa. Un periodo in cui leggevo pochissimo, perché mai l'avrò comprato… Mi riprometto di rileggerlo, e lo appoggio accanto al letto.

Passa un altro giorno, trovo il tempo per sfogliare le pagine che sembrano ingiallite ad arte. Ne esce una busta prestampata con un biglietto scritto a mano: qualcuno che mi ringrazia –ma tu guarda!- per avergli procurato un posto a teatro.

Se c'è un senso, ancora mi sfugge.

martedì 17 gennaio 2012

Voler Scendere


More about Lettera di dimissioniMa è possibile che un liceale promettente, che sa far dialogare fisica e filosofia com'era alle origini, finisca in pochi anni (sono appena quindici) a badare da solo a trentadue bambini di tre anni e a vergognarsi di dover chiedere alle mamme di portare a scuola carta colori fazzoletti? Si? E' possibile? Ma come è possibile? Ecco: è possibile così. Passo dopo passo, qui è spiegato tutto.
Valeria è cresciuta un altro po'. Non disegna più mosche né balene, ha attraversato già tutto il suo lungo doloroso farsi madre. Ama sempre le parole, la frase ben costruita, ma le usa ora senza incanto. Guarda il mondo da dopo: dopo l'amnesia, l'assenza, il tradimento, dopo l'abbaglio del successo, dopo lo stereotipo e il compromesso. Valeria ora sa, perché si è sporcata.
E decide di non raccontarci un'altra storia di precariato, di guerra sempre persa con l'estratto conto, le sofferenze della quarta settimana del mese. No: questa è la storia di un successo, e del suo prezzo. Clelia, così limpida, poco a poco si scopre fatta di una materia opaca, densa, fangosa. Non è colpa sua? E' stato il mondo a obbligarla? Ma Clelia è diventata mondo lei stessa, lei sporca, lei ferisce. Per l'arte, certo. In nome di qualcosa di nobile e alto. Prendendosi la responsabilità… ma non è vero.
Si, il mondo è più grande. Si, è più forte. E si, l'avrà vinta. Ma Clelia vince quando sceglie di fare un passo indietro, di concentrarsi su un orizzonte più ristretto e su un mondo in scala ridotta, nel quale sia ancora possibile assumersi realmente una responsabilità personale.

Favoletta morale di oggi, che con la sua protagonista nasce sognante, cresce impegnata, diventa cinica nella maturità per conludersi con un improbabile lieto fine, un po' semplicistico ma colmo della speranza che "questi quindici anni" possano davvero essere finiti. 

lunedì 2 gennaio 2012

Duemiladodici

...un po' come il 1929.
O anche '30