lunedì 26 settembre 2011

Dublino a colori

Sicuramente verde. Prati anche nel mezzo del traffico e soprattutto nelle Università, sia il Trinity College in pieno centro, tanto più l'UCD e il suo immenso campus. Vestiti: quasi tutti i dublinesi indossano qualcosa del loro colore nazionale, sciarpe berretti felpe maglioni, ma anche cravatte e abiti eleganti e orecchini e cappotti. E poi pareti, tra tutte quelle della National Library, arredi (il salotto nel bagno della N.L., memorabile!), manifesti, oggetti di ogni genere.

Arancione: i capelli. Che non sono davvero rossi, ma soprattutto nei bambini percorrono infinite gradazioni di colori di fiamma. E, naturalmente, la bandiera.

Grigio: il cielo. Sempre.

Azzurro e blu, verde e giallo: le sciarpe dei tifosi diretti alla finale nazionale di football al Croke park, domenica 18. Alla fine ha vinto Dublino, contro il Kerry, e non succedeva da 16 anni: hanno bevuto, tanto, e tutti insieme, e il giorno seguente erano quasi tutti in ferie.

Bordeaux, antracite, blu. I colori delle divise scolastiche, ragazzi tutti uguali e ugualmente annoiati, ragazze obbligate fino a 18 anni a indossare gonnellone tristi e improbabili.

Dublino prima e dopo

Prima di partire, Dublino è il ricordo lontano e sfocato di una città fredda anche in agosto, capitale di un paese povero dove si fa l'autostop perché non ci soldi per prendere il treno, e anche perché a volte non c'è nemmeno il treno. Dublino: scogli grigi di fronte a un mare più grigio, sotto una torre tozza e muta. Cartelli per turisti con biografie di scrittori. Lo svincolo di una superstrada che parte sussiegosa, per ridiventare tratturo appena raggiunta la campagna.

Ora, al ritorno, Dublino è assai più viva. Centro grande, persone determinate e piene di iniziativa, professionali, decise. Strade vivaci, negozi pieni di merci e di gente. Sui marciapiedi, passi veloci di chi sa dove sta andando. Servizi e istituzioni che funzionano, cultura a ogni passo. Dublino oggi: capitale di un paese che ha subito una scossa forte ma non si ferma, mantiene la direzione, e rimane ospitale e curioso e gioviale com'era.

domenica 25 settembre 2011

Dublino - James Joyce

Appunti per l'Ulysses / 1
Appunti per l'Ulysses / 2

Sala di lettura della National Library
Joyce in O'Connel St.
Finn's Hotel
Sweny's Chemist


Porta di 7 Eccles St.

domenica 18 settembre 2011

Dublino - Tango Milonguero

sabato 10 settembre 2011

Perentòrio

Aggettivo: categorico, indiscutibile, tassativo; improrogabile, inderogabile; che non dà luogo a replica, che non ammette dilazioni, obiezioni, discussione alcuna; che denota autorità, energia, sicurezza e decisione.

"Vieni qui."

domenica 4 settembre 2011

Giros

Mirada y Cabeceo: il galateo del tango



Nella maggior parte delle milongas di Buenos Aires esiste un codice comportamentale da rispettare (mirada e cabeceo), un vero e proprio galateo del tango.

Mirada: la mirada è lo scambio di sguardi tra uomo e donna, con i quali ognuno cerca di far capire all’altro che gli farebbe piacere ballare assieme. Una volta che l’uomo è certo che la mirada sia rivolta a lui, mette in atto il cabeceo.
Cabeceo: piccolo movimento con la testa con il quale l’uomo invita la donna a ballare. Si tratta di un’usanza ancora presente nelle milonghe tradizionali, che permette all’uomo di invitare una dama a distanza, senza quasi farsi notare, dopo essersi assicurato che la donna stesse guardando proprio lui (mirada).

Se mirada e cabeceo sono andati a buon fine, l’uomo si alza e procede nella sala in direzione della donna. La donna, si alza anche lei e si avvicina all’uomo in attesa dell’abbraccio di ballo. Al primo brano della tanda l’uomo cinge la donna e inizia a ballare. E’ usanza a Buenos Aires, tra un brano e l’altro, fare dieci o quindici secondi di conversazione e di convenevoli e poi si riprende a ballare, tutti insieme come per magia. Questo è l’unico vero momento di socialità in milonga, infatti subito dopo la tanda si rientra ai propri posti di “mirada”.
Naturalmente tutto ciò richiede una disposizione particolare nelle milonghe. Cioè gli uomini si siedono da una parte e le donne da una parte della sala (solitamente frontale) in modo da rendere facile la mirada. In tutto questo gioca un ruolo fondamentale la tanda e la cortina. Finita la tanda ( 3 o 4 brani di tango rigorosamente della stessa orchestra e dello stesso periodo musicale), scatta la cortina l’uomo accompagna la ballerina quanto più possibile in prossimità del suo posto a sedere e si riparte per una successiva mirada.
La mirada è veramente “mirata”. Bisogna puntare lo sguardo verso un’unica dama e valutare rapidamente se è interessata, altrimenti si orientano le attenzioni altrove. Tutto questo succede in pochi secondi perché è inutile mirare chi non ha intenzione di dirigere il proprio sguardo verso qualcuno. Si può mirare, e fare cabeceo, anche tra un brano e l’altro della tanda.
A Buenos Aires se un ballerino si siede in coppia c’è un motivo ben preciso che va rispettato, vuol dire che i due hanno scelto di ballare insieme per tutta la serata. Le coppie invece che si recano in milonga per ballare con altri si siedono rispettivamente uomini con uomini e donne con donne. Ed è per questo che nelle milongas esistono tre settori: uomini, donne e coppie. Anche tra ballerini che si conoscono bene, se seduti in modo convenzionalmente separati, va rispettato il codice “mirada y cabeceo”, al massimo è concesso un rapido e frugale saluto prima di raggiungere il posto assegnato e, solitamente, prenotato.


[tratto da: www.neotango.it]

sabato 3 settembre 2011

mono no aware

Consapevolezza della transitorietà dell'esistenza e delle cose, nel godimento della loro bellezza; dolce malinconia del trascorrere del tempo, e di noi stessi.

Fragile