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venerdì 2 novembre 2012

Sacrificio

L'anodo sacrificale è un pezzo di zinco o di alluminio o di un altro metallo meno nobile, con un potenziale inferiore, di quello da proteggere; si applica l'anodo all'esterno dello scafo metallico di un'imbarcazione, o all'elica, per proteggerli dalla corrosione causata dalle correnti che si generano con il movimento dell'acqua e in generale da correnti elettrolitiche.
L'anodo sacrificale è destinato a corrodersi in vece dei pezzi più preziosi; una volta consunto, si butta via e va sostituito. Ogni anodo è accompagnato da un data sheet in cui sono riportate le caratteristiche tecniche, dalle quali si può dedurre quale sarà la sua durata in un dato sistema. E' un modo semplice ed economico per proteggere pezzi importanti.

Nessuno chiede all'anodo se è d'accordo.

Credo che a volte funzioni così anche con le persone.

venerdì 1 aprile 2011

CAPTCHA

Ho inserito un CAPTCHA errato;
ma l'errore non è stato notato.

martedì 11 gennaio 2011

Social brain - Una nota rétro

Questa l'ho trovata cercando di capire cosa significhi Web 3.0

Perché a Web ci sono, l'ho capito, l'abbiamo capito tutti da un pezzo.
Anche Web 2.0 ormai è acquisito, indica la rete partecipata, la comunicazione istantanea, i contenuti condivisi dal basso.
Ma non ci si può fermare: siamo alla fase tre. E il dizionario italiano, sia pure digitale, questa volta non è sufficiente.

Web 3.0 è un intero cervello in comune. Un'intelligenza collettiva. Di più: una rete che i contenuti li produce da sé, senza chiedere il nostro parere.
Un esempio? Pubblico una nota su un blog, o su un social network. Magari aggiungo anche un'etichetta... si, insomma, "taggo"; ma non è indispensabile.
E la rete - la Rete, si badi bene: non il mio computer, non un programma che posso avviare o meno - connette questa mia nota ad infinite altre, ad una nuvola di note di argomento affine. Arricchisce quindi il mio contributo; lo allarga, e allo stesso tempo lo ingloba in qualcosa che va oltre le mie conoscenze e oltre, molto molto oltre il mio controllo. E lo fa, attenzione, senza che io glie l'abbia chiesto, né esplicitamente consentito.

Insomma, il Web 3.0 non è il futuro, anzi ci viviamo già da molto. Nella Rete Semantica siamo immersi fino al collo.

...e io che mi illudevo che il cervello sociale comportasse una crescita di ciascuno, una nostra maggiore coscienza, consapevolezza, responsabilità.
O forse è davvero così. Spero che prima o poi me lo spieghi il mio amico Sergio.   (...tag!)

martedì 16 giugno 2009

Blog

Tra poco più di un mese, i blog compiranno dodici anni di vita: da dodici anni è a disposizione di tutti, o almeno di chiunque abbia accesso a una connessione a internet, uno strumento con il quale pubblicare le proprie opinioni e cercare il confronto con gli altri, che non necessariamente si troveranno d'accordo.

La litigiosità infatti trova spazio in rete almeno quanto altrove: on line si può trovare facilmente traccia di accesi dibattiti sugli argomenti più diversi e, come nella "vita reale", il livello di approfondimento, di serietà, di onestà intellettuale degli interventi è assai vario.
In alcuni casi, il blog è tematico e il blogger è un professionista: ci sono ottimi blog curati da giornalisti, da scrittori, da cuochi, giardinieri, comici, comunicatori, pubblicitari, eccetera eccetera eccetera. In tanti altri casi, il blog è lo spazio pubblico di aspiranti poeti, giovani artisti, gruppi di amici, o di famiglie, o di coppie che scelgono di rendere partecipe il mondo dei loro affetti. Tutto legittimo.

...o no?

Oggi Vittorio Zambardino ci segnala l'appello per evitare che ai blog vada applicato l'obbligo di rettifica previsto dalla legge sulla stampa del 1948 (!!!?), che prevede che chiunque pubblichi notizie inesatte è tenuto a pubblicarne entro 48 ore anche la rettifica, ad evitare sanzioni pesanti.
Il disegno di legge sulle intercettazioni - una legge a mio avviso di difficile applicazione e potenzialmente limitativa (ancora!) della libertà di informazione - è il ddl 1415A ed è stato approvato alla Camera la scorsa settimana. Qui si può firmare per la presentazione al Senato di un emendamento che, almeno, preveda una distinzione tra i blog personali e quelli professionali. In questo momento (sono le 11.30 di martedì 16 giugno) le firme raccolte sono solo 95; torniamo a vedere questa sera?

mercoledì 1 aprile 2009

Facebook

Il buon vecchio Zingarelli 2005 qui non arriva, e come potrebbe? Passa direttamente da fàce a facèlla; RIP.

Alllora, la migliore definizione? E' un collage, metà dell'ex ministro Gentiloni e metà del mio amico Stefano:

"Arma di distrazione di massa, che unisce l'inutile al disdicevole".

lunedì 9 marzo 2009

Provincia

"Il complesso dei paesi e dei piccoli centri, spesso considerati culturalmente e socialmente arretrati rispetto al capoluogo e alle grandi città: andare, ritirarsi in p.; la noia della vita di p.; mentalità, abitudini di p."

La recente esperienza di trasferimento in p. mi aiuta a aggiungere qualche dettaglio.
P. è infatti anche:
- luogo dove gli uffici pubblici sono ancora aperti con l'antico orario lu>sa ore 8>14
- luogo dove la protesta anti-Gelmini è stata tiepida, visto che il tempo pieno nelle scuole non c'è mai stato
- luogo dove, a 4 km dal centro storico di un capoluogo di p., non arriva l'adsl, e l'umts va a singhiozzo
e infine
- luogo dove il treno una volta c'era, ma è stato soppresso (da oltre 20 anni).

sabato 10 gennaio 2009

Digital Divide - baby version

Giorni fa è venuto a trovarci un amichetto di mia figlia (5 anni come lei) che, pochi mesi fa, si è trasferito in Senegal con il papà e il fratellino di 2 anni e oggi giorni riparte per Dakar. La mamma li raggiungerà tra qualche settimana.

Ci hanno raccontato dell'asilo bilingue, francese e inglese, e dei compagni di classe per metà senegalesi e per metà immigrati canadesi ed europei; dei mobili su misura per la casa, ordinati e acquistati per strada; e delle loro serate in famiglia. Ogni sera alle otto, papà e bimbi si siedono a tavola a Dakar; mamma, alle nove in Italia, fa altrettanto. Accendono il pc, lanciano skype e cenano. A Dakar suona il telefono: "Guardali tu, che vado a rispondere", e la mamma bada che la forchetta non cada, che nessuno si alzi prima di aver finito. A volte è necessario sentire la voce della mamma anche in altri momenti; allora papà chiama, ed ecco che lo schermo si illumina.

Tra poche settimane anche noi traslochiamo: non in Africa, ma più semplicemente a 150 chilometri da Bologna. Saremo tutti insieme, per fortuna; perché se dovessimo contare sulla tecnologia, staremmo freschi! Quello dove andremo fortunatamente non è uno dei troppo numerosi comuni italiani non raggiunti dal servizio ADSL. (Non è facile trovare dati certi e aggiornati). Meno fortunatamente, "Il segnale che arriva alla centrale non giunge però in tutti i borghi, frazioni, etc. del comune; arriva a una certa distanza dalla centrale che non coincide né col confine del comune né col raggio d'azione di una centrale vicina. Per cui quando un comune è coperto non vuol dire che sono coperti tutti gli abitanti" (fonte: Wikipedia).

Lasciamo la città per la provincia, alla ricerca di un'esistenza più tranquilla, di ritmi meno frenetici, di una maggiore disponibilità di tempo per noi e per i bambini. Non intende essere una scelta estrema: dalle finestre di casa si vedranno colline e molto cielo, ma saremo in ogni caso a solo 4 chilometri dal centro storico di un capoluogo di provincia! E pure, la zona non è raggiunta dai servizi ADSL né dalla copertura UMTS, né è inclusa nei progetti anti-digital divide. Dovremo puntare al satellite?

Mia figlia ha salutato il suo amico dicendo: "Ci vediamo sul computer", lui ha risposto: "Si, su skype".
Aggiungo io: "Speriamo..."