domenica 17 maggio 2009

Tolleranza

Ancora una volta in trasferta senza Zingarelli, mi affido a TheFreeDictionary; e per questa riflessione scelgo oggi, 17 maggio, Giornata mondiale contro l'omofobia - una delle forme dell'Intolleranza - omofobica, religiosa, razziale, linguistica - a cui assistiamo quotidianamente.

Reagiamo, allora, con Tolleranza:
1. Rispetto delle opinioni diverse dalle proprie
2. Indulgenza. Comprensione. Atteggiamento comprensivo.
3. Capacità di sopportazione.
4. Scarto. Divergenza. Massima variazione ammessa rispetto a un valore.
5. Capacità dell'organismo di sopportare gli effetti di una sostanza.


Siamo "tolleranti":
5. La nostra società-organismo è in grado di sopportare gli effetti di una sostanza. Sostanza estranea. Sostanza (almeno potenzialmente) nociva. Sostanza diversa da noi. Ma fino a che punto la potrà sopportare? Quando avremo ragione di esplodere, quando il nostro organismo si sentirà in diritto di non sopportare più? E allora, cosa accadrà?
4. Siamo tolleranti nei confronti della divergenza da una norma che ci siamo dati e che ci aspettiamo sia condivisa. Chi non la condivide devia dalla normalità, è diverso. Siamo disponibili ad ammettere una variazione, a tollerarla; ma fino a un certo punto, fino a che lo scarto non supera la massima variazione ammessa rispetto a un valore, il nostro. E poi?
3. Siamo capaci di sopportare. Anche se chi è sopportato forse non lo merita. Anche se chi ci obbliga a sopportarlo potrebbe, forse dovrebbe fare uno sforzo per venirci incontro. Certo, la nostra capacità di sopportazione ha un limite...
2. Siamo indulgenti. Siamo comprensivi. Perdoniamo, insomma. Anche se.... eccetera, eccetera.
1. Ma allora, visti 5, 4, 3 e 2, rispettiamo davvero le opinioni diverse dalle nostre? La tolleranza è vera apertura? E' vera comprensione? E' un modo per mettere in discussione le proprie certezze?

No, non lo è. Tolleranza è credere di essere nel giusto. Tolleranza è (mal)sopportazione. Tolleranza è una parola pericolosa.

mercoledì 6 maggio 2009

Candidàto

Voce dotta, lat. candidatum 'vestito di bianco', da candidus 'bianco', detto così perché, nell'antica Roma, chi poneva la propria candidatura a una carica pubblica indossava una toga bianchissima.
1. Persona che ha posto, o di cui è stata posta, la candidatura a una carica o a un ufficio: i candidati alle elezioni politiche; ci sono tre candidati alla carica di amministratore delegato; le candidate a miss Italia; i due candidati a sindaco; i primi candidati a ricevere un organo trapiantato; il candidato per la circoscrizione.
2. Chi si presenta a un concorso o a sostenere un esame: i candidati all'esame di maturità; le candidate a un concorso di bellezza.
Per esteso: chi ha buone possibilità di successo: la squadra della capitale è la principale candidata al titolo di campione d'Italia.

Sembra che, da qualche anno almeno, i diversi significati della parola italiana si siano un po' confusi. Qualcuno che veste di bianco, anzi di bianchissimo; qualcosa che ha a che fare con i trapianti e con le belle ragazze; il calcio... C'è confusione, molta.

E pure, io il mio candidato ideale ce l'ho bene in mente; purtroppo per ora è solo lì, in mente.

E' giovane, o almeno giovane come si intendono i giovani in Italia; sotto i 50 anni andrebbe già bene, meglio se ne ha 40. Un 30-35enne sarebbe utopia, e non è di sogni che voglio parlare oggi.
Giovane, dunque. Uomo o donna, non ho preferenze.
Capisce la tecnologia, non in senso ingegneristico, ma semplicemente perché la usa: ha un palmare, un account su facebook, interviene sui blog, spedisce e riceve qualche decina di email/sms/mms al giorno. Tutto questo lo fa non in quanto candidato, non per dimostrare qualcosa; ma perché ne sente la necessità, perché palmare, social network, blog e ogni tipo di messaggio sono per lui mezzi-per-fare-le-cose.
Parla correntemente l'inglese, e se possibile almeno un'altra lingua. Che debba diventare premier, deputato europeo, sindaco o consigliere di circoscrizione, non voglio essere rappresentata da qualcuno che mi metta, anche indirettamente, in situazioni imbarazzanti, che abbia bisogno di un interprete o che faccia l'italiano simpatico che se la cava in ogni situazione.
Il mio candidato ideale ha poi il senso delle istituzioni, sa quando parla a titolo personale e quando invece rappresenta chi l'ha votato, distingue tra la persona che ha di fronte e ciò che questa persona rappresenta, e rispetta entrambe.

Detto questo, che è l'ABC del buon cittadino, servono le idee.
E in questo, la cosa per me fondamentale, e quasi impossibile in Italia, è che sia profondamente, intimamente, dichiaratamente e realmente laico.
Infine, il mio candidato ideale è attento alla tutela dell'ambiente, del paesaggio naturale e culturale, alla sostenibilità di produzione e consumo, all'importanza dell'educazione, della formazione e della ricerca.
Possibilmente disposto a nominare un poeta di corte.

Lo so, sono esigente. Qualcuno si candida?


PS: Della sua vita privata, mi importa poco o niente. Se non a titolo personale, si intende!