“Ma è un romanzo?”
Si. E’ un romanzo. Roth risponde con chiarezza alla solita nostra domanda: …ma Carnovsky è Nathan Zuckerman? E Nathan Zuckerman è realmente Philip Roth?
Questa volta il gioco si fa complesso, realtà e narrazione si intrecciano, i punti di vista sfumano uno nell’altro. Nathan é suo fratello Henry, Maria è Maria, ed è anche Carol con gli stessi boccoli scuri, ed è la shiksa, e la Donna. E quella di Roth è davvero, una volta per tutte, creazione, e non autobiografia. Se poi a qualcuno restasse ancora il dubbio, è sufficiente ascoltare:
“Quella che ho al posto dell’io è una varietà di interpretazioni in cui posso produrmi, e non solo di me stesso: un’intera troupe di attori che ho interiorizzato, una compagnia stabile alla quale posso rivolgermi quando ho bisogno di un io, uno stock in continua evoluzione di copioni e di parti che formano il mio repertorio. Ma sicuramente non possiedo un io indipendente dai miei ingannevoli tentativi artistici di averne uno.” Lo dice lui… Nathan Zuckerman!