Il cielo diviso di Christa Wolf è stata una lettura faticosa, portata a termine per debito nei confronti della fatica di chi l'ha scritto, e in nome della mia sottolineatissima copia di Cassandra.
Lettura difficile, perché narra una storia d'amore senza mai toccarlo davvero, l'amore. Perché lo descrive di riflesso, attraverso infiniti riferimenti impliciti a un mondo che non esiste più, enormemente diverso da quello che conosciamo, basato su valori e convenzioni che ora, e qui, ci sfuggono. Un mondo di trentenni che dirigono stabilimenti, che coordinano laboratori, carichi di responsabilità; che parlano di sé al passato e che, di fronte ad una ragazza, senza ironia si definiscono anziani.
Difficile per i continui pensieri e ripensamenti, e l'attenzione che i protagonisti si permettono di dare ai dettagli, alle variazioni degli stati d'animo, all'evoluzione e alle manifestazioni dei rispettivi caratteri, capaci o meno di credere alla propria tenuta di fronte a se stessi, di fronte agli affetti e alle tensioni familiari, di fronte alle responsabilità e ai successi e ai fallimenti, e alle regole della politica e della società.
Difficile per il ritmo lento che ormai non ci appartiene.
Un libro difficile, infine, perché pieno di ideologia; al punto di risultare, appena cinquant'anni dopo, quasi incomprensibile.
Nessun commento:
Posta un commento