Rispondendo all'autore dirò: Si, ancora un libro sul tango.
Un libro interessante, a tratti avvincente, capace di incuriosire e forse di avvicinare al tango chi già non lo balla, e per chi frequenta le milonghe di ripercorrerne luoghi, abitudini e vezzi. Come altri libri sul tango, nasce dichiaratamente dalla volontà di condividerne il piacere, forse di diffonderlo, e dal tentativo -senza speranza- di spiegare una passione.
L'attenzione all'improvviso si ridesta davanti al capitolo V. Dentro la danza. Qui si trova esattamente quanto il lettore cercava fin dalle prime pagine, e forse da quando ha scelto di leggere il suo primo libro sul tango: certo non una spiegazione, ma almeno una descrizione attenta degli atti, delle sensazioni e soprattutto dei delicatissimi equilibri che reggono la coppia di tangueros e la accompagnano, facendo sì che una tanda diventi qualcosa di unico, o di banale. Burstin, guidandoci con grazia nell'intimità della pareja, sfata il luogo comune che vuole l'uomo determinato e quasi brutale, e la donna subalterna e semplice esecutrice; e sposta l'attenzione sulla necessaria sintonia, sulla complementarietà dei loro ruoli e sull'incontro vero e intenso che può nascere, o non nascere, nei pochi minuti di una tanda. Responsabilità, fiducia, disponibilità: questi i termini che meglio riassumono il breve ed efficace percorso di Burstin nei pochi centimetri che separano, e uniscono, i due ballerini: perché "Senza una forte reciprocità non c'è coppia e non c'è tango". Leggiamo, e ci pare di sentirlo, l'abrazo avvolgente, comodo o impegnativo, ci sembra di poter sentire il "dialogo sottilissimo" che scorre ininterrotto senza che si pronunci una sola parola; di capire finalmente la "relazione raffinata" tra i tangueros. Un ruolo maschile forte e chiaramente esercitato, una mujer di temperamento capace di ispirare l'uomo e la sua creatività: ed ecco la danza diventa intimità, le pause dense di significato e di attesa, l'intensità si lega al movimento fluido; e si spiega come il tango sia arte.
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