José Saramago, Il viaggio dell'elefante
Sarà l'età. Sarà il non avere più voglia. Sarà invece il timore di non avere più un'altra occasione.
Ma questo elefante non aggiunge gran che alla scrittura di Saramago. Si ripete anche qui il piacere, sempre presente, della scrittura guizzante e digressiva, ma l'effetto è un po' manierista. L'autore cita se stesso, certe divagazioni sembrano autoreferenziali.
Sarà l'età. Sarà il non avere più voglia. Sarà invece il timore di non avere più un'altra occasione.
Ma questo elefante non aggiunge gran che alla scrittura di Saramago. Si ripete anche qui il piacere, sempre presente, della scrittura guizzante e digressiva, ma l'effetto è un po' manierista. L'autore cita se stesso, certe divagazioni sembrano autoreferenziali.
L'elefante muto rimane sullo sfondo, figura enigmatica di cui non si sa praticamente nulla, se capisca, se pensi, se davvero ricordi. Non agisce, emette soltanto pochi isolati barriti; e ci lascia persi nella nebbia, o nel bianco della neve.
Romanzo di fine, di morte, di non ritorno.
Nota di merito per la bellissima carta riciclata dell'edizione in paperback; di grave demerito per la brossura che non tiene, il volume ti si squaderna tra le mani prima di giungere alla fine.
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