parole scritte o dette, parole in versi o in prosa, parole per convincere o per ricordare, per confidarsi, redimersi o mentire: questo spazio è dedicato alla lettura, alla scrittura, e alla vita.
domenica 7 ottobre 2012
Dubbio
Brian Moore, Cattolici
Futuro prossimo, per Moore che scrive nel 1972: siamo intorno alla fine del XX secolo, Lourdes non è più riconosciuto come luogo di pellegrinaggio, l'abito talare per i sacerdoti è un'opzione fra tante e un Concilio Vaticano IV ha stabilito che il rito della messa non sia un miracolo ma un "pio rituale" con funzioni simboliche, e ha scelto la strada di un ecumenismo estremo, con la contaminazione tra cattolicesimo e buddismo. Su un'isola sperduta dell'Irlanda, un gruppo di monaci continua a dire messa alla maniera tridentina, attirando per questo solo fatto un flusso di pellegrini e, di conseguenza, l'attenzione dei media. La cosa non piace al Vaticano, che invia un giovane prete in carriera di origine irlandese, padre Kinsella, a ricondurre i monaci all'ordine.
La vicenda è scarna: padre Kinsella arriva, con qualche difficoltà, sull'isola; dialoga a più riprese con l'abate; e riparte due giorni più tardi con la promessa di quest'ultimo di un adeguamento del monastero alle ingiunzioni romane.
Dunque, cos'ha questo romanzo di tanto affascinante?
L'isola che fa da scenario alle vicende è un luogo, come dice l'abate stesso, "abbandonato da Dio". Ma lo è davvero? Davvero Dio si trova a Roma e in tutte quelle chiese dove si celebra un rituale ecumenico e ci si prende cura delle comunità? O forse quell'isola non sarebbe meglio descritta come "fuori dal mondo", e dunque più che mai vicina a quello stesso Dio?
Un abate dalla fede vacillante sceglie di obbedire ai suoi superiori; e proprio questa scelta lo spinge ad affrontare il suo dubbio e, dopo molti anni, a pregare nuovamente. Cosa chiederà a Dio? Probabilmente, di capire la fede dei suoi frati; e se valga di più la fedeltà a se stessi e a quanto si giudica vero, o quella alla parola data. Tanto più che quel voto di obbedienza è stato fatto nei confronti di una Chiesa tanto diversa, difficile da riconoscere in questa nuova, aperta ad altre e con altre confusa, Chiesa che per prima mette in discussione i propri dogmi.
Dare ascolto a se stessi, al proprio sentire profondo, alla fede dunque, sembrerebbe la scelta più "moderna", se nella modernità vogliamo vedere un percorso verso l'individualismo. E pure questa nuova Chiesa, aperta più che mai a ogni diversità -al punto di confondersi con altre- questa Chiesa si propone a sua volta come "moderna", accusando i monaci irlandesi di non essersi aggiornati nei riti e nel sentire; ma proprio questa nuova Chiesa, più che mai chiede al proprio interno adeguamento e uniformità. Non ascolto della fede del singolo, ma ordine sociale e obbedienza. In tutto ciò, esiste ancora uno spazio per la coscienza?
Molte le domande che dovrà porsi l'abate, e che siamo costretti a porci noi lettori. Chiesa e fede possono dunque convivere? La Chiesa esiste per i fedeli o per Dio? Deve esistere nel mondo, o fuori dal (pazzo) mondo?
L'escamotage del collocare le vicende in un qualche futuro non ci faccia dimenticare la realtà. L'immaginario Concilio Vaticano IV non fa che amplificare le questioni aperte dal Vaticano II del 1962-65, che ha realmente affrontato le questioni della Chiesa cattolica nel mondo moderno e dell'ecumenismo.
Il romanzo, pubblicato nel 1970 e dunque scritto nel pieno della questione sollevata dall'arcivescovo (poi scomunicato) Marcel Lefebvre, sembra anticipare di qualche anno la rottura tra Roma e il seminario di Ecône. Probabilmente la chiave di lettura politica può svelare qualche movente e qualcuno dei temi di Cattolici, che rimane comunque quasi un breviario delle domande che ogni buon cattolico si trova, o dovrebbe trovarsi, di fronte, nel rapporto quotidiano, politico e di fede, con la propria chiesa.
Se poi qualcuno ne ha tempo e voglia, qui si può vedere il film del 1973 tratto dal romanzo.
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