domenica 24 agosto 2014

Amare - Creare

Massimo Gramellini, ancora lui.


Caro Filèmone,  
mi trovo a Rapa Nui da qualche giorno e ti scrivo dalle pendici del vulcano di Rano Raraku, dopo una di quelle meravigliose scarpinate spezza-ossessioni che tu tanto sponsorizzi. 
Un moai steso sul fianco sembra guardarmi negli occhi e promettermi che tutto andrà bene… Mi affascinano queste facce enormi, con le labbra serrate, come a volerlo mantenere loro per prime, il segreto che le riguarda. Sono state costruite per augurare buona pesca e buona vita a tutti? Sono tombe? Divinità? 
Bill, il proprietario della pensione dove alloggio, mi ha raccontato che nessuno può dirlo. E’ un vecchio austriaco con lo sguardo di chi ne ha viste tante, forse addirittura troppe: e non è un caso che, a un certo punto, abbia deciso di trasferirsi qui dove non c’è niente da imparare, ma solo misteri da accettare. Non è un caso nemmeno che qui ci sia finita io, me ne rendo conto giorno dopo giorno. 
«Quante domande vi fate, voi!», mi ha detto oggi Ramana, la ragazza che aiuta in cucina Edith, la moglie di Bill. Con «voi» intendeva noi tutti che non facciamo parte dei duemila abitanti dell’isola. Sembra sinceramente divertita dal nostro bisogno di domande. E su tutte, quella che le pare più assurda è: figli sì o figli no? 
«Mia madre ha venticinque fratelli… Io ne ho quattordici. Praticamente siamo tutti parenti, a Rapa Nui», mi ha spiegato Ramana. «Come è possibile non avere figli?»
Si è messa a ridere, mora e un po’ magica. Molto diversa dalle persone che scrutavano Leonardo e me, e senza chiedercelo ce lo chiedevano: perché non fate un figlio? Quelle persone, diresti tu, ci giudicavano. Ramana non giudica: si stupisce, come una bambina. Il suo stupore mi arriva dentro, dove quella domanda, naturalmente, c’è. Raschia. 
Perché non abbiamo avuto un figlio, Leonardo e io? 
Magari ci saremmo messi in salvo. Ci avrebbe messi in salvo lui. 
Chi può dirlo? Tu, naturalmente. 
Giò 


Nascere per salvare il matrimonio dei propri genitori: pensa con che peso sarebbe venuta al mondo, quella creatura. 
Se i moai potessero aprire bocca, forse direbbero che i figli vanno fatti per il bene dei figli: non dei padri e nemmeno delle madri. 
L’amore assomiglia a Ramana: si stupisce delle domande e non ne fa. 
Non ha un perché. E’ il perché. 
E il suo perché è il desiderio di generare qualcosa che ci sopravviva. Un figlio. Fisico, oppure spirituale. Infatti non esiste solo la fecondità del corpo. Anche l’anima può fecondare e venire ingravidata. Anche l’anima, come il corpo, può eccitarsi davanti alla bellezza e provare la pulsione irresistibile di creare qualcosa che le sopravviva.
Nel Simposio, Platone ha rivelato agli esseri umani una verità di quattro parole che contiene tutto quanto è necessario sapere. 
Soltanto chi ama crea. 
Sì, Giò, hai compreso bene. L’amore è l’energia dell’Universo, ma non a tutti è dato di entrarvi in contatto. Si impossessa soltanto di chi ama. Se invade il suo corpo, porterà alla nascita di una creatura. Se invece gli invade l’anima, genererà qualcos’altro. Genererà delle opere. 
Il catalogo di questi figli dello spirito non comprende solo le arti, ma si esprime in una gamma che investe ogni aspetto dell’esistenza. L’Universo saluta con gioia qualsiasi desiderio verso cui l’amante diriga la sua energia. Perciò sentiti libera di amare un progetto, un’alba, una comunità, un ideale. Ma sappi che sarai veramente viva soltanto se amerai qualcosa o qualcuno.
Tu e Leonardo eravate una coppia sterile. Creavate infelicità. Entrambi ammalati di infantilismo, vi mostravate al mondo concentrati su voi stessi e paralizzati dalle responsabilità. E’ preferibile che non faccia figli chi si sente ancora un figlio. Diventa madre dentro di te e ti garantisco che lo diventerai anche all’esterno: di una creatura fisica, come di una qualunque idea che avrai concepito con amore e di cui con amore saprai seguire la crescita.
Mi potresti replicare che gli esseri umani hanno una capacità straordinaria di adattamento e che tante donne immature si sono scoperte adulte proprio in seguito a una gravidanza: se avessero aspettato di essere pronte, non lo sarebbero state mai.
E’ la verità, ma conosci già la mia risposta: ciò che ci accade è sempre giusto e perfetto. Se a te non è successo, significa che la tua esperienza in questa vita doveva essere un’altra. Non avere figli. Averli con qualcuno che non fosse Leonardo. Oppure averli con lui, ma solo se sarete riusciti a diventare una coppia di danzatori immersi nell’armonia della vostra musica e non più due burattini di legno che si pestano i piedi a vicenda. 
Filémene

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