martedì 10 agosto 2010

Ramadan

Ramadan è un mese in cui non si mangia dall'alba al tramonto, e non si beve mai. Per questo, ci hanno detto, nei giorni precedenti bisogna fare molta attenzione per la strada: molti, non potendo più farlo tanto a lungo, bevono ora, e dopo guidano ubriachi. E' vero, noi li abbiamo visti.
Ramadan incomincia domani. Già da ieri, nelle moschee, c'è un'agitazione nuova. Si spostano paraventi, si passa l'aspirapolvere su infiniti tappeti, e da questa mattina su ogni minareto sventola una bandiera triangolare verde brillante, che contro l'azzurro del cielo sta bene, e fa allegria.
Ormai è buio già da un poco. Lungo i vicoletti intorno alla moschea si affrettano un po' tutti. Gli uomini non si notano molto; ma tra le donne, è tutta una risatina, tutta una corsa. Passa un gruppo di ragazzine: jeans aderenti, zainetti, sandali di vernice rossa con zeppe e tacchi alti, le unghie smaltate, vistose; e sui capelli, il velo. Passa una mamma, bellissima, e mentre affretta il passo dalla borsa estrae il suo foulard scuro; pochi passi dietro la sua bimba, scarpine bianche luccicanti, minigonna di jeans, un caschetto di capelli biondi, si affanna e, anche lei, dalla borsetta come un prestigiatore fa uscire il suo minuscolo velo: color fucsia, che sembra una piccola Winx. La moschea è piena, così pure il portico. Nel cortile i ritardatari stendono tappati su tappeti. Dalle prime file, donne già inginocchiate si alzano parlando al cellulare, si girano, cercano le amiche - vieni, che ti ho tenuto il posto! Sembra natale, ci sono anche le lampadine bianche sugli alberi. Gli uomini, si somigliano tutti; tra le donne, non ce n'è due di uguali. Ognuna ha il suo colore, il suo stile. Una ragazza magra avvolge i capelli in un velo nero che raccoglie stretto sulla nuca; sua nonna si appoggia semplicemente una stoffa sui capelli e la annoda sotto il mento. Si avvicina una ragazza: indossa sandali verdi e  pantaloni larghi bianchissimi, una maglia bianca leggera e aderente con il collo alto; sopra, un'altra maglietta larga, scollata, verde brillante, e un velo pure verde, cangiante. Risplende. Si specchia in una vetrina, si aggiusta il velo e il trucco, forse anche l'espressione degli occhi; e solo a questo punto, entra anche lei nel cortile, giusto dopo due donne sui sessanta con grandi occhiali grandi culi e capelli ossigenati.
Risuona un canto, una voce maschile che richiama alla preghiera. In pochi attimi tutte sono in ginocchio, le mamme le nonne le bambine eccitate; questa scena si, la conosco già: donne velate, negate, sottomesse, isolate dagli uomini in metà dello spazio. E pure... l'insieme è di grande bellezza, all'improvviso anche di raccoglimento; e a me sembra che sotto quei veli ci sia molta verità, e sopravviva la consapevolezza di una femminilità che noi, che osserviamo la scena dai margini del cortile, con le nostre magliette scollate e gonne corte e abbronzature studiate, non sempre riusciamo a tenere a mente. 

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