domenica 29 maggio 2011

Pirotecnico

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Philip Roth, Lamento di Portnoy


Ecco, diciamo che dopo un centocinquanta pagine, tutto questo affaccendarsi intorno al centro-del-mondo può risultare un po' ripetitivo. Diciamo che dopo aver letto una quindicina dei romanzi di Roth la sorpresa viene a mancare. Diciamo, diciamo, che a certe cose ormai ci si è quasi abituati, e che Roth stesso, altrove, sa essere altrettanto esplicito e dissacrante e pirotecnico, ma molto più avvincente che nel lamentoso monologo di presentazione di Alex Portnoy al suo analista, l'impagabile dottor Spielvogel (en passant: "spielvogel" = "uccello giocattolo"!!) il quale solo a pagina 236, finalmente, si pronuncerà.
Poi, però, ci si ricorda anche che questo romanzo è stato pubblicato nel lontanissimo 1967 (o era il 1969?): prima delle ombre sugli anni Ottanta, prima della libertà sessuale dei Settanta, Roth scrive quando Woody Allen muove appena i primi passi a Hollywood - e bisognerà attendere il 1972 per vederlo nei panni dello spermatozoo frustrato, nell'ultimo episodio di "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)". Nello stesso anno, tra l'altro, uscì un film tratto dal Lamento: un totale fallimento, a quanto pare. Ma... a ciascuno la sua arte.
1967: siamo quasi nella preistoria: muore Che Guevara, Kurt Kobain porta ancora il pannolino, e un Philip Roth trentaquattrenne osa intitolare i suoi capitoli "Whacking Off" (Seghe) e "Cunt Crazy" (Figomania), concludendo quest'ultimo con la disperata domanda di Alex di fronte al misteriosissimo piacere femminile: "Com'è? Prima di diventare matto, devo sapere com'è!"
Ci vuole un bel coraggio; anche a non tentare nemmeno di difendersi dicendo che non si tratta di autobiografia. E di che altro, se no? Alex Portnoy ha reso un servizio inestimabile a figli ebrei e cattolici, probabilmente anche ad altri; e alle loro compagne e fidanzate e amiche, che da allora possono contare su un manuale di istruzioni affidabile e chiaro.
D'accordo, Roth può fare di meglio. E d'accordo, forse non è per il coraggio, né per il servizio reso alla società che si merita il Nobel. Ma il Lamento di Portnoy rimane un romanzo imperdibile, ed esilarante, anche a quasi 45 anni dalla pubblicazione.

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