martedì 24 maggio 2011

Bovarismo [bo-va-rì-smo]

s.m.: Inquietudine esistenziale provocata dal divario tra le condizioni di vita reali e le proprie aspirazioni [Il Sabatini Coletti - Dizionario della lingua italiana]
sm. [dal nome della protagonista del romanzo di Flaubert, Madame Bovary]. Indica la quotidiana insoddisfazione, il sogno dell'impossibile, lo scoramento della creatura umana languente in un mondo assai simile alla prigione, dove la vita si arresta sconfinando nel sogno di una libertà volta alle grandi cose. Il bovarismo è l'espressione di quell'ardente necessità di superare se stessi, forse sorretta dall'intuita, se pur non compresa, desolata realtà del proprio essere che impedisce di realizzarsi diversamente da come si è. L'analisi di questa contraddizione tra l'essere e la fantasia liberatrice ha trovato il suo giudice nel filosofo francese J. Gaultier de Laguionie, che ha ravvisato nel personaggio di Flaubert i sintomi di una vera e propria malattia dello spirito. [Sapere.it]

s.m. LETTER Atteggiamento di chi si ritiene diverso da quello che è, costruendosi un mondo immaginario nel quale proietta desideri e frustazioni che nascono dall'insoddisfazione per la propria condizione reale [Aldo Gabrielli - Grande Dizionario italiano]

In psicologia (dalla protagonista del romanzo Madame Bovary di G. Flaubert), tendenza a costruirsi una personalità fittizia e a sostenere un ruolo non corrispondente alla propria condizione sociale. [Treccani.it]

Quello al bovarismo (malattia testualmente contagiosa) è inoltre il sesto dei dieci diritti del lettore secondo Daniel Pennac: "E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’dentificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentanemente) le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco… E’ il nostro primo stato di lettori."


E pure, e pure. Forse merita maggiore simpatia e indulgenza quell'Emma Bovary, non così incapace di cambiare ciò che non la soddisfa, coraggiosa e sfrontata quando va alla ricerca di un piacere proibito, negato, irraggiungibile e per questo assolutamente delizioso.
Bovarista non è piuttosto suo marito? Quel dottor Bovary incapace di vedere la realtà, tanto meno di modificarla. Meno reale di Emma, meno drammatico, meno concreto.

E si, allora: Emma, c'est moi. E ben venga la voracità letteraria, ben vengano i sogni ad occhi aperti, lo sguardo lucido di chi vive, e intanto vede scorrere in trasparenza le immagini del romanzo che lo aspetta fedele la sera, sul comodino accanto al letto. Ben venga il desiderio di storie. Ben venga infine la frenesia segreta di chi sorridendo cerca il modo per sottrarsi al chiasso e ritirarsi in un angolo tranquillo. A leggere.


Perché "c'è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene"
  

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