martedì 26 giugno 2012

Deragliamento

More about Mille anni che sto quiMariolina Venezia, Mille anni che sto qui


Per almeno centocinquanta pagine ci si orienta agevolmente: molti i personaggi, soprattutto donne, ma sensato sempre il loro modo di esistere, i rapporti, l'eredità che ne porterà chi verrà dopo. E se dovessimo perdere la bussola, c'è una mappa genealogica certa, semplice, che ci sostiene.
Poi, i fatti i nomi le vicende prendono a confondersi, gli episodi si ripetono, i ricordi sfumano e soprattutto il ritmo accelera, diventa più facile perdere il filo. Dopo tanti capitoli di chiarezza e consequenzialità compare un unico nome equivoco, Gioia, come un'anticipazione non si sa ancora di cosa; e purtroppo sa di espediente letterario.
Un po' come in Isabel Allende o Marcela Serrano, nel racconto si intrecciano politica e magia, progresso e abdicazione a se stessi, senza ritorno.
L'accelerazione, la crescente confusione, saranno una scelta di stile, per coerenza con una tradizione perduta e tradìta, o semplice stanchezza nel tenere le fila di troppi ricordi, di eredità troppo complesse e pesanti? Eredità inspiegabili per chi abbia perso le radici, e non abbia potuto ascoltare anno dopo anno i racconti tra donne di casa, in casa, quelle parole parole infilate una dopo l'altra nelle cucine, nei cortili, nei soggiorni, a costruire un racconto che, come le tovaglie ricamate,acquista senso solo una volta completato, dall'insieme di infiniti insignificanti dettagli. Catene di parole che tutto accolgono, tutto spiegano e giustificano; parole che a Gioia mancano e il cui eco la richiama, esangue, tra le mura di Casa, dopo una vita uscita dai binari.

1 commento:

  1. Mi fai venire in mente qualcosa detto o scritto da Mauro Corona, che tu sicuramente conosci:"Le radici di noi esseri umani sono come le radici degli alberi, si possono estendere piano piano e con pazienza ma attenzione a non perdere il contatto con il proprio tronco".

    Francesco...in vena di commenti!

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