domenica 17 giugno 2012

Dolore

More about Brevi interviste con uomini schifosiDavid Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi

E' più di un mese che ho finito di leggere le Interviste di DFW; e ancora oggi devo forzarmi per scriverne qualcosa.
Sarà forse perché tutto sembra già essere stato pensato, e considerato, e criticato, e scritto in quella stessa pagina che tentiamo di chiosare.
E poi c'è la sofferenza.
Durante la lettura, mentre l'occhio scorreva sulle righe, pensavo che sarebbe stato meglio rallentare, prestare più ascolto, provare a capire; e pure, non volendomi arrendere a sorvolare su interi paragrafi, concretizzavo il desiderio di fuga leggendo in velocità, nel tentativo che tutto finisse il prima possibile.
Da allora, le parole di DFW sedimentano lentamente e io cerco di abituarmi ai diversi generi di dolore che hanno risvegliato. Il campionario è ampio: di racconto in racconto, ci si può immedesimare nel bambino che si tuffa o in sua madre distratta e poi preoccupata ma comunque lontana; nella persona depressa o in chi nonostante tutto l'ascolta; nel padre che odia suo figlio o nel figlio che si suicida come dono estremo a sua madre che non l'ha mai amato. In chi abbandona e in chi  abbandonato, in chi stupra e in chi è stuprato. Fa tutto troppo male, e una volta chiuso il libro la cosa migliore è dimenticare tutto. La reazione è così forte che davvero, poche ore o anche pochi minuti dopo aver chiuso il libro, sembrava non ne fosse rimasto nulla.
Ma, posta qualche distanza tra me e le pagine scritte, ecco che lentamente qualcosa riemerge. Non più dolore, non più disgusto per questi uomini "schifosi" e per l'odio di sé che tutti senza eccezioni provano e dissimulano e per la distanza fatta di diffidenza e sospetto che irreparabilmente li divide; ma qualcosa di diverso.
Vedo un giovane scrittore umanista e poco adatto ai salotti osservare gli uomini e le donne e la loro meschinità, e osservare se stesso con lo stesso occhio disincantato. Lo vedo scrutare e descrivere la pochezza dei propri moventi, e dei loro. Lo vedo computare le sofferenze provate da ciascuno e quelle inflitte, e sperare in una migliore comprensione che permetta a ciascuno di capire di più, e di più perdonare a questa umanità dolente. Lo vedo riconoscere in ciascuno la sua stessa nostalgia di un'umanità diversa.
E ancora lo vedo farsi carico di tutto questo, accorgersi un giorno di non averne la forza.
E alla fine arrendersi.

2 commenti:

  1. Letto e piaciuto!
    "...e descrivere la pochezza dei propri moventi, e dei loro."
    Francesco...swiss-made!

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