parole scritte o dette, parole in versi o in prosa, parole per convincere o per ricordare, per confidarsi, redimersi o mentire: questo spazio è dedicato alla lettura, alla scrittura, e alla vita.
domenica 1 dicembre 2013
Decadenza
martedì 12 novembre 2013
giovedì 7 novembre 2013
Federico
E intanto la vita è passata; mi sono distratta, è stato un attimo.
Ma dov'è andato adesso lo scemo del villaggio?
http://m.youtube.com/watch?v=k9kcWcP9504&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3Dk9kcWcP9504l
venerdì 25 ottobre 2013
Ospitalità
Palermo. Entro in un bar a metà pomeriggio:
- Buonasera, vorrei una bottiglietta d'acqua.
- Prenda, è nel frigo.
Prendo, appoggio un euro sul bancone.
- 80 centesimi
- ...c'è scritto un euro...
Lei mi guarda, sorride.
- Lo so.
sabato 12 ottobre 2013
Letteratura portoghese
Circa un mese fa sono entrata in una Libreria. Ho chiesto chi fossero i portoghesi da leggere, dopo Pessoa e Saramago.
Il Libraio mi ha risposto a caldo:
- Equatore di Sousa Tavares. E qualcosa di Lobo Antunes.
Un libraio che merita la L maiuscola.
Ho letto, direi che ho bevuto Lobo Antunes: superate le prime pagine faticose e dense, presa l'abitudine ad affrontare riga dopo riga una scrittura che straripa, il lungo doloroso monologo di In culo al mondo coinvolge, avvolge, e ci si trova ad affondare in una mattina grigia in cui tutti si affaccendano mentre uno, almeno uno, affonda irrimediabilmente nel non-senso di ricordi troppo difficili per essere condivisi. Parla di guerra, di orrore; e lo fa con crudezza e disincanto, un modo per difendersi si direbbe. Ma parla anche di amore, e ci riesce altrettanto bene. Di amore perduto, di nostalgia. Di più: parla di sesso, ed è credibile. Non volgare, non melenso, non ammiccante: vero.
Con Sousa Tavares sto arrancando tuttora, vedremo.
Nel frattempo sono stata in Portogallo e sono tornata, ho scoperto che dietro il Portogallo c'è l'Angola, e anche un po' di Mozambico. Sospetto sia soltanto l'inizio di un viaggio.
Oggi tornerò da quel Libraio, lo ringrazierò, gli racconterò tutto questo. E gli chiederò che ne pensa di Dulce Maria Cardoso, e se gli sembra che valga la pena di leggere Il ritorno, appena uscito e recensito un po' ovunque, che probabilmente non avrei nemmeno notato se non ci fosse stata di mezzo la Vita.
venerdì 27 settembre 2013
Porto / Design
Mi piacciono gli armadi con le ante e i cassetti.
Mi piacciono le linee curve e gli imprevisti.
Mi piacciono i bagni con il bidet, e poi per favore una porta!
Mi piacciono le docce che non allagano l'intera stanza mentre ti fai lo shampoo.
Infine, mi piace sentirmi a casa; poter rimanere spettinata senza dover pensare che stono con il contesto.
Perciò, a futura memoria: evitare come la peste gli hotel design, anche se le foto sono splendide!
lunedì 16 settembre 2013
Disperazione / Speranza
Non le è mai capitata questa cosa: sentire che è vicina, che afferrerà fra un secondo l'aspirazione aggiornata e eternamente inseguita per anni e anni, il progetto che è insieme la sua disperazione e la sua speranza, stendere la mano per afferrarlo con insostenibile gioia e cadere all'improvviso all'indietro, con le dita chiuse sul nulla, mentre l'ispirazione o il progetto si allontanano tranquillamente da lei al trotto minuto dell'indifferenza, senza guardarla nemmeno?
[António Lobo Antunes, In culo al mondo]
venerdì 23 agosto 2013
Chi credi di essere?
Non lo so.
E pure, ho compiuto quarantadue anni, dovrei saperlo ormai.
(in treno, leggendo Siri Husvedt)
lunedì 5 agosto 2013
giovedì 18 luglio 2013
Deflagrare
mercoledì 3 luglio 2013
Violenza
violenze e violenze
domenica 16 giugno 2013
Luccichìo
Boris Pahor, La villa sul lago
Luccichio, questa è l'immagine che mi resta negli occhi alla fine della lettura. Riflesso sull'acqua di una luce che non durerà a lungo, ma abbaglia. Sulla pelle un tepore fugace e accogliente, capace di farci scordare tutto ciò che non è il qui e l'ora. Effimero, e pure in grado di dare senso.
Il racconto di Pahor è lineare e ha un ritmo d'altri tempi. Ma quanta sapienza in questa narrazione di fatti semplici, degli stati d'animo mutevoli di un uomo ferito, del suo incontro -antico quanto il mondo- con una donna.
"Sì, era un vagabondo, un uomo senza patria, che si sentiva a casa ovunque ci fosse una costa o una riva, essendo l'acqua il simbolo della vita."
In riva al lago Mirko incontra Luciana, ed è ancora una volta Ulisse che ritorna a casa. Questa volta i Lestrigoni portavano camicie nere, e nelle ombre della loro breve notte avevano avvolto anche lei; ma l'Uomo ora è tornato per salvarla, e per proteggerla. "'Bambina' disse lui."
Bambina.
Bambina che si tuffa nel luccichio dell'acqua, mentre la osserva lui, che è della razza di chi rimane a terra.
Bambina che per amore è capace di superarsi, di far marcire in fondo al lago il ritratto del dittatore candidamente amato.
Bambina che giocando porta in sé continuità, rinascita, il ripetersi della Vita che va oltre la Storia.
Molto bello, grazie a chi me l'ha regalato.
domenica 12 maggio 2013
Nemesi
mercoledì 6 marzo 2013
Dignità. Autodeterminazione.
Si chiamava, perché è morto due giorni fa. Io l'ho saputo oggi.
Marcello Verdica.
Marcello Verdica Costantini, dicono i giornali; e io, questo secondo cognome, lo imparo ora.
Il suo nome e la sua foto erano sui giornali di oggi perché Marcello si è suicidato, e non in un modo qualunque: ha commesso un suicidio assistito.
Marcello è una di quelle persone che ci sono da sempre, amico dei miei genitori da che ho memoria. Era a casa sua che passavo tanti sabati pomeriggio, i grandi a giocare a carte, a parlare, chi lo sa; io e mio fratello in giardino con i gatti, o a fare le capriole sulla sedia a dondolo di bambù, oppure se fuori era brutto a osservare la collezione di pietre in salotto, e gli strani quadri in giro per casa, qualche volta perfino ammessi accanto al garage, nel Laboratorio-dove-si-sviluppano-le-foto.
Marcello. Marcello e Sara.
Non bisogna mica pensare, in realtà, a questo signore qui sopra. Quel Marcello là ha sì e no quarant'anni, trentacinque piuttosto; e la barba sì, ma scura. Un giorno, con i miei genitori, decidono di comprare una barca. Una specie di vasca da bagno in vetroresina, con un motorino fuoribordo da quattro cavalli. Ci salgono, tutti e quattro, prendono il largo. Non sono andati molto lontano perché la vasca da bagno, con i quattro giovani adulti scapestrati, è affondata. Non paghi, hanno comperato un gommone, sempre in comproprietà. Motore da venti cavalli, un Ducati.
Io non so se le cose siano andate proprio come racconto, è passato tanto tempo, io ero bambina e capivo quel che capivo; ma me le ricordo così. Ricordo per esempio che le cose, loro, i grandi -i grandi che conoscevo io- le facevano sul serio. C'era il gommone, e quindi c'erano la Gommonata e i Gommonauti. Era un mondo di favole.
Sono gli anni Settanta: gli uomini hanno quasi tutti i baffi e le basette, qualche volta i capelli lunghi; le donne i capelli li hanno lunghissimi o cortissimi, e quando vanno al mare dimenticano a casa il reggiseno - e le nonne si indignano e dicono "Quella là....".
Dai ricordi riemergono poi nomi di cose e persone. Lidio e la Pro Loco. Giancarlo e i Liberali, e la macchina da scrivere con i caratteri corsivi. La Dora, Mario, i referendum... L'AIED, qualsiasi cosa sia, quante volte l'ho sentita nominare! "Mamma ma perché loro non hanno bambini? "Perché non ne vogliono". Mistero... Capivo vagamente che l'AIED in qualche modo c'entrava; ma come, chi lo sa.
Il gommone successivo, Marcello e Sara l'hanno comprato da soli. Era grandissimo, e ci hanno fatto il giro d'Italia e hanno pubblicato le foto su un giornale. E' il ricordo di una bambina, magari sono andati "solo" fino a Ancona. Forse però sono arrivati fino in Grecia; e se ci sono arrivati, di sicuro ci si sono trovati bene. E ci sono andati di nuovo. E poi una volta hanno deciso di restare là, e allora niente più gatti nel giardino della casa, niente più casa, niente più quadri né foto, né Marcello, né Sara.
Li ho rivisti tempo dopo, Sara era su una carrozzella, avvolta in sciarpe e piumoni, troppi per una stagione tiepida. Poi, lei non l'ho vista più.
Oggi so che non vedrò più nemmeno Marcello; perché ha fatto un'altra delle sue scelte decise, senza ritorno e senza esitazioni. E ora tutti i ricordi si ricompongono in un disegno sensato.
Marcello era ammalato. Aveva un tumore al cavo orale per il quale era stato operato una volta, forse due. L'operazione successiva l'avrebbe lasciato incapace di bere, di mangiare, di parlare, senza peraltro garantire nulla sulle probabilità di continuare a vivere. La sua prospettiva era questa: un periodo forse breve, forse lungo o magari lunghissimo (minuto, dopo minuto, dopo minuto...) di vita, senza poter vivere. Unica certezza la sofferenza fisica, che già c'era; e certamente anche emotiva. Terapia del dolore, dunque: ma anche quella, lasciava intontiti, assenti, non permetteva di vivere. Quindi, ancora una volta, la scelta di autodeterminarsi.
Forse dovrei chiamarlo così, questo post: Autodeterminazione. Forse lo farò.
Ma andrebbero bene anche Coraggio, Coerenza, Diritti...
Scegliere, e permettere agli altri di scegliere per se stessi: questa è la lezione di Marcello.
Marcello si è rivolto a un'associazione in Svizzera, perché in Italia voler morire è reato. Non si può, non si deve. In Italia il calice, per quanto amaro, va bevuto fino in fondo. E' morto in esilio, Marcello, in compagnia di una persona coraggiosa che l'ha sostenuto, l'ha accompagnato fin là, e ha atteso con lui. Non so se questa persona abbia voglia di essere nominata, perciò non lo faccio. Ma l'associazione si chiama Dignitas, e si trova qui.
martedì 5 marzo 2013
giovedì 28 febbraio 2013
domenica 24 febbraio 2013
Nero
Bisogna dire però che le pagine sono davvero scritte bene, e scorrono facilmente lasciando una scia profumata di sintassi corretta e di nostalgia dolciastra, apprezzabile da chi è stato bambino negli anni Settanta. Piacevole.
martedì 12 febbraio 2013
Banca del Freddo (ovvero: Crioconservazione dei Gameti)
Mi considero di mente piuttosto aperta e stimo i pochi liberi pensatori che ho la fortuna di conoscere. Cerco di capire il punto di vista di atei agnostici razionalisti (quello delle chiese mi è stato abbondantemente illustrato, basta cosí grazie). Sono a favore del riconoscimento legale delle famiglie di fatto e dell'adozione da parte di genitori sposati o meno, single, di due sessi diversi o dello stesso sesso.
Però mi sono trovata in imbarazzo di fronte a qualcosa che forse è troppo anche per me.
Nel sito di un centro statunitense di crioconservazione (di seme, ovuli, embrioni, cellule staminali e certo anche altro che non so) nella sezione relativa ai servizi di fecondazione eterologa ho trovato degli annunci, o più che altro degli appelli: Qualcuna ha avuto successo con il donatore 13628? Sto cercando di avere un figlio, mi interesserebbe il donatore 8256, chi sa dirmi com'è? ...e via postando le foto del primo compleanno del figlio di Emily e del n. 2903...
Immagino questi bambini cercarsi su fb tra qualche anno e organizzare, perché no, una bella rimpatriata: cena di fine anno dei figli del n. 56231! E tutti a spiare tra loro qualche somiglianza...
domenica 10 febbraio 2013
lunedì 4 febbraio 2013
Coscienza
giovedì 31 gennaio 2013
Pop!
domenica 27 gennaio 2013
sabato 26 gennaio 2013
Lavoro
martedì 22 gennaio 2013
M.
lunedì 14 gennaio 2013
Donne d'altri tempi
Qui ho trovato una recensione che dice altre cose rispetto alla mia, coglie altri aspetti.