[Aldous Huxley]
parole scritte o dette, parole in versi o in prosa, parole per convincere o per ricordare, per confidarsi, redimersi o mentire: questo spazio è dedicato alla lettura, alla scrittura, e alla vita.
martedì 24 agosto 2010
martedì 17 agosto 2010
Pari opportunità
inchina e sforza l’uno e l’altro sesso
a quel suave fin d’amor, che pare,
all’ignorante vulgo un grave eccesso;
perché si de’ punir donna o biasimare,
che con uno o più d’uno abbia commesso
quel che l’uom fa con quante n’ha appetito,
e lodato ne va, non che impunito?
[Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, IV, 66]
....che poi in realtà non sto citando Ariosto, ma l'impagabile Paolo Nori.
sabato 14 agosto 2010
Sorgente di vita
Medjugorje, vista da qui, fa tutto un altro effetto. Certo è uguale a ogni altra meta recente di pellegrinaggio: un nulla intorno al quale hanno versato tonnellate di cemento per costruire brutti alberghi e abitazioni peggiori, e una chiesa brutta. Intorno, i soliti infiniti negozietti tutti uguali, pieni di oggetti di pessimo gusto. Non so se mi è piaciuto di più il rosario in plastica bianca finto calcare; oppure, e propendo per questa seconda possibilità, la bottiglietta di plastica con la foto della madonna, di plastica pure lei. Bottiglietta d'acqua, certo. Peccato che Medjugorje sia totalmente arida, peccato che il suo luogo più santo sia una collina brulla e bruciata e coperta solo di arbusti. E allora, perché una bottiglia? Per affinità con Lourdes, immagino.
Molto concettuale.
Però quello che fa pensare qui è che siamo solo a trenta chilometri da Mostar, e di minareti non c'è nemmeno l'ombra. Che più ci si avvicinava, più le case erano grandi, e occidentali, e ricche - con giardini, e piscine, e macchine nuove parcheggiate fuori. Fa pensare, il numero di bandiere croate esposte alle finestre. E fa pensare anche che le apparizioni siano cominciate nel 1981; giusto un anno dopo la fine di Tito...
Credevo di passare di qui e non vedere "niente"; invece, ho trovato molto.
Posso anche dire con sicurezza che questo luogo NON favorisce la pace spirituale; di certo, non la mia.
venerdì 13 agosto 2010
Tuffo nella Neretva
Acqua fredda ghiacciata, dopo pochi secondi paralizza le cosce, poi i piedi, quindi le mani. Conviene virare verso terra, prima che la corrente abbia la meglio.
L'acqua scorre veloce; è verde. Forse troppo verde. Con tutto il male che c'è stato tra gli uomini, è difficile pensare che si sia rispettato un fiume. Quali veleni scorrono sotto la sua superficie? Sulla pelle sento un odore strano; ma forse è solo paura.
Ventuno metri più in alto, un ragazzo si sporge oltre la balaustra, ancora troppo bianca e troppo poco credibile, del nuovo Ponte Vecchio; in un cappello raccoglie le offerte dei turisti, raggiunta una cifra sufficiente si tufferà. Però, sarà la crisi, passa un quarto d'ora e il tuffatore risale oltre la ringhiera. Se ne va al bar.
martedì 10 agosto 2010
Ramadan
Ramadan è un mese in cui non si mangia dall'alba al tramonto, e non si beve mai. Per questo, ci hanno detto, nei giorni precedenti bisogna fare molta attenzione per la strada: molti, non potendo più farlo tanto a lungo, bevono ora, e dopo guidano ubriachi. E' vero, noi li abbiamo visti.
Ramadan incomincia domani. Già da ieri, nelle moschee, c'è un'agitazione nuova. Si spostano paraventi, si passa l'aspirapolvere su infiniti tappeti, e da questa mattina su ogni minareto sventola una bandiera triangolare verde brillante, che contro l'azzurro del cielo sta bene, e fa allegria.
Ormai è buio già da un poco. Lungo i vicoletti intorno alla moschea si affrettano un po' tutti. Gli uomini non si notano molto; ma tra le donne, è tutta una risatina, tutta una corsa. Passa un gruppo di ragazzine: jeans aderenti, zainetti, sandali di vernice rossa con zeppe e tacchi alti, le unghie smaltate, vistose; e sui capelli, il velo. Passa una mamma, bellissima, e mentre affretta il passo dalla borsa estrae il suo foulard scuro; pochi passi dietro la sua bimba, scarpine bianche luccicanti, minigonna di jeans, un caschetto di capelli biondi, si affanna e, anche lei, dalla borsetta come un prestigiatore fa uscire il suo minuscolo velo: color fucsia, che sembra una piccola Winx. La moschea è piena, così pure il portico. Nel cortile i ritardatari stendono tappati su tappeti. Dalle prime file, donne già inginocchiate si alzano parlando al cellulare, si girano, cercano le amiche - vieni, che ti ho tenuto il posto! Sembra natale, ci sono anche le lampadine bianche sugli alberi. Gli uomini, si somigliano tutti; tra le donne, non ce n'è due di uguali. Ognuna ha il suo colore, il suo stile. Una ragazza magra avvolge i capelli in un velo nero che raccoglie stretto sulla nuca; sua nonna si appoggia semplicemente una stoffa sui capelli e la annoda sotto il mento. Si avvicina una ragazza: indossa sandali verdi e pantaloni larghi bianchissimi, una maglia bianca leggera e aderente con il collo alto; sopra, un'altra maglietta larga, scollata, verde brillante, e un velo pure verde, cangiante. Risplende. Si specchia in una vetrina, si aggiusta il velo e il trucco, forse anche l'espressione degli occhi; e solo a questo punto, entra anche lei nel cortile, giusto dopo due donne sui sessanta con grandi occhiali grandi culi e capelli ossigenati.
Risuona un canto, una voce maschile che richiama alla preghiera. In pochi attimi tutte sono in ginocchio, le mamme le nonne le bambine eccitate; questa scena si, la conosco già: donne velate, negate, sottomesse, isolate dagli uomini in metà dello spazio. E pure... l'insieme è di grande bellezza, all'improvviso anche di raccoglimento; e a me sembra che sotto quei veli ci sia molta verità, e sopravviva la consapevolezza di una femminilità che noi, che osserviamo la scena dai margini del cortile, con le nostre magliette scollate e gonne corte e abbronzature studiate, non sempre riusciamo a tenere a mente.
lunedì 9 agosto 2010
domenica 8 agosto 2010
Bosnia. Il catalogo è questo.
Passiamo il confine alle 21.30. Abbiamo percorso quasi quattrocento chilometri di autostrada croata, tutti scorrevoli, puliti, monotoni. Ora è buio pesto, ma la strada è comunque più illuminata e in condizioni migliori
rispetto alle nostre vaghe e un po' cupe aspettative. Per qualche decina di chilometri è tutto un susseguirsi di distributori di benzina, tantissimi, dai nomi sconosciuti (scopriremo poi che qui è possibile dare al distributore il nome di famiglia, o uno di fantasia come a qualsiasi altro negozio: benzina Mario Rossi e Figli, ma anche, e ci hanno pensato di sicuro, NonSoloDiesel) e tutti aperti fino a tardi, presidiati da ragazzi e ragazze che, come in qualsiasi altro posto, vendono coca cola e gomme da masticare. Ci chiediamo dove trovino clientela, tutti questi distributori; ma ecco che di fianco alla macchina vediamo scorrere depositi di pneumatici, parcheggi di camion, fabbriche di ceramiche, di infissi per finestre, di pvc, e poi depositi con pile di pallet, di mattoni, di grandi oggetti indecifrabili in metallo; e poi caffè, discoteche, motel e un'infinità di sale da bingo. Il traffico è intenso e molto scomposto, e lungo la strada, nel buio più completo, è una sfilata continua di ragazzi e ragazze che camminano, da soli, in coppia o in gruppo, davanti a case impossibili, tutte recenti, a due o tre piani, barocche di balconi bovindi vetrate verande, e ancora archi, torrette e decori, molte non ancora intonacate ma già abitate, con la biancheria stesa in balconi senza ringhiera, costruite magari sotto il piano stradale, senza gusto, senza cura. Siamo entrati in Bosnia, e questo è ciò che abbiamo visto.
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