parole scritte o dette, parole in versi o in prosa, parole per convincere o per ricordare, per confidarsi, redimersi o mentire: questo spazio è dedicato alla lettura, alla scrittura, e alla vita.
giovedì 6 dicembre 2012
venerdì 2 novembre 2012
Sacrificio
L'anodo sacrificale è destinato a corrodersi in vece dei pezzi più preziosi; una volta consunto, si butta via e va sostituito. Ogni anodo è accompagnato da un data sheet in cui sono riportate le caratteristiche tecniche, dalle quali si può dedurre quale sarà la sua durata in un dato sistema. E' un modo semplice ed economico per proteggere pezzi importanti.
Nessuno chiede all'anodo se è d'accordo.
Credo che a volte funzioni così anche con le persone.
sabato 27 ottobre 2012
lunedì 22 ottobre 2012
domenica 7 ottobre 2012
Dubbio
Brian Moore, Cattolici
Futuro prossimo, per Moore che scrive nel 1972: siamo intorno alla fine del XX secolo, Lourdes non è più riconosciuto come luogo di pellegrinaggio, l'abito talare per i sacerdoti è un'opzione fra tante e un Concilio Vaticano IV ha stabilito che il rito della messa non sia un miracolo ma un "pio rituale" con funzioni simboliche, e ha scelto la strada di un ecumenismo estremo, con la contaminazione tra cattolicesimo e buddismo. Su un'isola sperduta dell'Irlanda, un gruppo di monaci continua a dire messa alla maniera tridentina, attirando per questo solo fatto un flusso di pellegrini e, di conseguenza, l'attenzione dei media. La cosa non piace al Vaticano, che invia un giovane prete in carriera di origine irlandese, padre Kinsella, a ricondurre i monaci all'ordine.
La vicenda è scarna: padre Kinsella arriva, con qualche difficoltà, sull'isola; dialoga a più riprese con l'abate; e riparte due giorni più tardi con la promessa di quest'ultimo di un adeguamento del monastero alle ingiunzioni romane.
Dunque, cos'ha questo romanzo di tanto affascinante?
L'isola che fa da scenario alle vicende è un luogo, come dice l'abate stesso, "abbandonato da Dio". Ma lo è davvero? Davvero Dio si trova a Roma e in tutte quelle chiese dove si celebra un rituale ecumenico e ci si prende cura delle comunità? O forse quell'isola non sarebbe meglio descritta come "fuori dal mondo", e dunque più che mai vicina a quello stesso Dio?
Un abate dalla fede vacillante sceglie di obbedire ai suoi superiori; e proprio questa scelta lo spinge ad affrontare il suo dubbio e, dopo molti anni, a pregare nuovamente. Cosa chiederà a Dio? Probabilmente, di capire la fede dei suoi frati; e se valga di più la fedeltà a se stessi e a quanto si giudica vero, o quella alla parola data. Tanto più che quel voto di obbedienza è stato fatto nei confronti di una Chiesa tanto diversa, difficile da riconoscere in questa nuova, aperta ad altre e con altre confusa, Chiesa che per prima mette in discussione i propri dogmi.
Dare ascolto a se stessi, al proprio sentire profondo, alla fede dunque, sembrerebbe la scelta più "moderna", se nella modernità vogliamo vedere un percorso verso l'individualismo. E pure questa nuova Chiesa, aperta più che mai a ogni diversità -al punto di confondersi con altre- questa Chiesa si propone a sua volta come "moderna", accusando i monaci irlandesi di non essersi aggiornati nei riti e nel sentire; ma proprio questa nuova Chiesa, più che mai chiede al proprio interno adeguamento e uniformità. Non ascolto della fede del singolo, ma ordine sociale e obbedienza. In tutto ciò, esiste ancora uno spazio per la coscienza?
Molte le domande che dovrà porsi l'abate, e che siamo costretti a porci noi lettori. Chiesa e fede possono dunque convivere? La Chiesa esiste per i fedeli o per Dio? Deve esistere nel mondo, o fuori dal (pazzo) mondo?
L'escamotage del collocare le vicende in un qualche futuro non ci faccia dimenticare la realtà. L'immaginario Concilio Vaticano IV non fa che amplificare le questioni aperte dal Vaticano II del 1962-65, che ha realmente affrontato le questioni della Chiesa cattolica nel mondo moderno e dell'ecumenismo.
Il romanzo, pubblicato nel 1970 e dunque scritto nel pieno della questione sollevata dall'arcivescovo (poi scomunicato) Marcel Lefebvre, sembra anticipare di qualche anno la rottura tra Roma e il seminario di Ecône. Probabilmente la chiave di lettura politica può svelare qualche movente e qualcuno dei temi di Cattolici, che rimane comunque quasi un breviario delle domande che ogni buon cattolico si trova, o dovrebbe trovarsi, di fronte, nel rapporto quotidiano, politico e di fede, con la propria chiesa.
Se poi qualcuno ne ha tempo e voglia, qui si può vedere il film del 1973 tratto dal romanzo.
venerdì 7 settembre 2012
Concorrere
Invece vuol dire correre tutti verso uno stesso posto*; e schiantarsi all'arrivo.
* in inglese: job
martedì 7 agosto 2012
Soltàr
soltar "tr.-prnl." Desatar o desceñir.Desasir [lo que estaba sujeto].Dar salida [a lo que estaba detenido o confinado].esp. Dar libertad [al que estaba detenido o preso].Evacuar [el vientre] con frecuencia."tr." Romper en una señal de afecto como [la risa, el llanto]."fam."Decir."prnl." "fig."Adquirir agilidad en la ejecución de las cosas."p. ext."Abandonar el encogimiento, dándose a la desenvoltura.Con la prep. a, empezar a hacer algunas cosas, como andar, hablar, etc.V. conjugación (cuadro) [5] como "contar".
lunedì 6 agosto 2012
martedì 31 luglio 2012
Amarezza
Mattina, cammino assorta lungo un viale.
La persona davanti a me si ferma, mi aspetta. All'inizio non capisco nemmeno se sia uomo o donna; è una vecchia stralunata. Pazza, facile no?
Mi fissa con gli occhi enormi:
- Che amarezza, signora... anche lei. Ma sono cose che capitano sa. Capitano, mooolto di rado...
Ascolto, dopo un po' sorrido triste.
Sorride anche lei:
- Ciao, ciao........
Nessuno mi era cosí vicino, da giorni.
giovedì 28 giugno 2012
martedì 26 giugno 2012
Deragliamento
Per almeno centocinquanta pagine ci si orienta agevolmente: molti i personaggi, soprattutto donne, ma sensato sempre il loro modo di esistere, i rapporti, l'eredità che ne porterà chi verrà dopo. E se dovessimo perdere la bussola, c'è una mappa genealogica certa, semplice, che ci sostiene.
Poi, i fatti i nomi le vicende prendono a confondersi, gli episodi si ripetono, i ricordi sfumano e soprattutto il ritmo accelera, diventa più facile perdere il filo. Dopo tanti capitoli di chiarezza e consequenzialità compare un unico nome equivoco, Gioia, come un'anticipazione non si sa ancora di cosa; e purtroppo sa di espediente letterario.
Un po' come in Isabel Allende o Marcela Serrano, nel racconto si intrecciano politica e magia, progresso e abdicazione a se stessi, senza ritorno.
L'accelerazione, la crescente confusione, saranno una scelta di stile, per coerenza con una tradizione perduta e tradìta, o semplice stanchezza nel tenere le fila di troppi ricordi, di eredità troppo complesse e pesanti? Eredità inspiegabili per chi abbia perso le radici, e non abbia potuto ascoltare anno dopo anno i racconti tra donne di casa, in casa, quelle parole parole infilate una dopo l'altra nelle cucine, nei cortili, nei soggiorni, a costruire un racconto che, come le tovaglie ricamate,acquista senso solo una volta completato, dall'insieme di infiniti insignificanti dettagli. Catene di parole che tutto accolgono, tutto spiegano e giustificano; parole che a Gioia mancano e il cui eco la richiama, esangue, tra le mura di Casa, dopo una vita uscita dai binari.
domenica 17 giugno 2012
Dolore
E' più di un mese che ho finito di leggere le Interviste di DFW; e ancora oggi devo forzarmi per scriverne qualcosa.
Sarà forse perché tutto sembra già essere stato pensato, e considerato, e criticato, e scritto in quella stessa pagina che tentiamo di chiosare.
E poi c'è la sofferenza.
Durante la lettura, mentre l'occhio scorreva sulle righe, pensavo che sarebbe stato meglio rallentare, prestare più ascolto, provare a capire; e pure, non volendomi arrendere a sorvolare su interi paragrafi, concretizzavo il desiderio di fuga leggendo in velocità, nel tentativo che tutto finisse il prima possibile.
Da allora, le parole di DFW sedimentano lentamente e io cerco di abituarmi ai diversi generi di dolore che hanno risvegliato. Il campionario è ampio: di racconto in racconto, ci si può immedesimare nel bambino che si tuffa o in sua madre distratta e poi preoccupata ma comunque lontana; nella persona depressa o in chi nonostante tutto l'ascolta; nel padre che odia suo figlio o nel figlio che si suicida come dono estremo a sua madre che non l'ha mai amato. In chi abbandona e in chi abbandonato, in chi stupra e in chi è stuprato. Fa tutto troppo male, e una volta chiuso il libro la cosa migliore è dimenticare tutto. La reazione è così forte che davvero, poche ore o anche pochi minuti dopo aver chiuso il libro, sembrava non ne fosse rimasto nulla.
Ma, posta qualche distanza tra me e le pagine scritte, ecco che lentamente qualcosa riemerge. Non più dolore, non più disgusto per questi uomini "schifosi" e per l'odio di sé che tutti senza eccezioni provano e dissimulano e per la distanza fatta di diffidenza e sospetto che irreparabilmente li divide; ma qualcosa di diverso.
Vedo un giovane scrittore umanista e poco adatto ai salotti osservare gli uomini e le donne e la loro meschinità, e osservare se stesso con lo stesso occhio disincantato. Lo vedo scrutare e descrivere la pochezza dei propri moventi, e dei loro. Lo vedo computare le sofferenze provate da ciascuno e quelle inflitte, e sperare in una migliore comprensione che permetta a ciascuno di capire di più, e di più perdonare a questa umanità dolente. Lo vedo riconoscere in ciascuno la sua stessa nostalgia di un'umanità diversa.
E ancora lo vedo farsi carico di tutto questo, accorgersi un giorno di non averne la forza.
E alla fine arrendersi.
sabato 16 giugno 2012
Frivolezza
E questo potrebbe apparire frivolo; se le prime non fossero catene, e i secondi non obbligassero a riflettere.
martedì 29 maggio 2012
Epifania
Un momento di illuminazione che proietta luce e senso sul passato e sul futuro: questa favola bella mi sono lasciata raccontare, nella lettura e nella vita.
[Non ricordavo affatto quale fosse la destinazione della nave; leggo ora che partiva per Buenos Aires, e credo sia un dettaglio che non dimenticherò facilmente].
Implacabile, implacabile.
"In realtà, le epifanie autentiche sono estremamente rare. Nella vita adulta contemporanea, maturazione e acquiescenza verso la realtà sono processi graduali, incrementali e spesso impercettibili, non dissimili dalla formazione di un calcolo renale".
Nientemeno!!
"Di solito è soltanto nelle rappresentazioni teatrali, nell'iconografia religiosa, e nel <
DFW dice, e nel dire contraddice; e mi lascia tanto, tanto, tanto stanca...
[leggendo David Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi]
mercoledì 16 maggio 2012
Ritmi
[DFW, Brevi interviste con uomini schifosi]
mercoledì 25 aprile 2012
Realtà e finzione - Un esperimento poco riuscito
Il volume l'ho trovato, usato, a due euro e mezzo, e mi è sembrata una gran fortuna; mi sono stupita che non fosse pubblicato come gli altri da Einaudi, ora lo stupore è passato.
Ricordo che la Controvita, del 1986, mi era piaciuto perché, con l'inconciliabilità tra le diverse vicende narrate, sgombrava il campo da ogni dubbio sul 'realismo' delle storie raccontate da Roth; questi Fatti, ci dice Roth stesso appena due anni più tardi, sono la sua controvita. Un insistere ridondante su qualcosa di già detto, insomma; un sottolineare che "Nathan Zuckermann non sono io".
La lettura è stata lenta e noiosa. L'espediente della lettera a Zuckermann e della sua risposta non troppo riuscito (se pure qui il personaggio che scrive all'autore ha ragione da vendere!). Roth non è un autobiografo, Zuckermann non è un critico.
Per fortuna poi Roth è rinsavito ed è tornato a fare il suo mestiere; altrimenti, di Ho sposato un comunista non sapremmo niente, e sarebbe un peccato.
martedì 24 aprile 2012
Deprioritizzare
Non sto a cercare il termine su un vocabolario, so bene che non lo troverò; questa volta vado diretta a google e, con una certa sorpresa, trovo ben cinque occorrenze:
- una parla di software, decido di non approfondire oltre
- una la cito perché si commenta da sé: "chiedere alc apo cosa deprioritizzare e' sempre uan scelta ottima soprattutto se si aggiunge uno straccio di motivazione"
- una parla di software E la cito: "prioritizzare il VoIP, IM, > Web, DNS, e deprioritizzare e-Mail, P2P e ..."
- dalla quinta finalmente capisco che deprioritizzare è un modo gentile (anzi, 'soft') che il mondo dell'informatica utilizza per significare l'abbandono.
E allora mi viene in mente quante volte ho deprioritizzato, e quante sono stata deprioritizzata io.
Forse più le prime delle seconde, ma forse no.
Curiosamente, il termine opposto prioritizzare compare in 8.930 occasioni, e la prima segnalazione rimanda, nientemeno, all'Accademia della Crusca. Copio integralmente, da qui:
Priorizzare, prioritare, prioritizzare, prioritarizzare:
a quale forma assegnare la priorità?
Per quel che riguarda le attestazioni lessicografiche, non troviamo le forme nelVocabolario Treccani, né nel Dizionario italiano on line della Hoepli, né inSabatini-Coletti 2008, Devoto-Oli 2012, ZINGARELLI 2011, GARZANTI 2007. SoloGRADIT 2007, opera che programmaticamente registra l’uso anche legato ad ambiti specialistici, riporta unicamente priorizzare la cui prima testimonianza risalirebbe a un articolo del “Corriere della Sera” datato 1992.
Esaminando l’archivio del “Corriere” ci rendiamo conto che l’impiego nell’articolo citato da GRADIT (Antonio Costa, Democrazia o prosperità: il dilemma irrisolto del post comunismo, 19.01.1992) costituisce l’unica occorrenza nel corpus; nessuna traccia delle altre forme verbali, né di sostantivi derivati. Non troviamo attestazioni utili nell’archivio di “Repubblica”, mentre in quello della “Stampa” abbiamo due occorrenze di priorizzare e una del sostantivo priorizzazione: il primo riscontro del verbo risale al 2004 (Incontro nello stabilimento di Belo Horizonte - Morchio vede Lula «Brasile strategico») e il più recente al 2009 (Il viceministro Fazio: «No alla corsa al farmaco è inutile e dannosa»); ancor prima, in una lettera datata 25.04.2003, si parla di “un'innovativa modalità di priorizzazione viaria del servizio pubblico”.
Lo stesso quotidiano sembra essere l’unico a testimoniare l’uso di prioritizzare in un intervento di Roberto Quaglia, direttore generale di ESCP Europe Italia, dal titoloUna vetrina per i giovani stranieri, dello scorso 12 febbraio: “Prevederei anche un retrobottega pensante, che definisca le priorità per il territorio, in collegamento con la politica locale. Prioritizzare è necessario, sparando nel mucchio si sprecherebbero le poche cartucce a disposizione”. Neanche nell’archivio della “Stampa”, troviamo attestazioni delle altre due forme verbali prioritare eprioritarizzare, né dei sostantivi connessi.
Più antico invece risulta priorizzare, la cui paternità, insieme a quella del sostantivopriorizzazione, sembra potersi attribuire a Simone Corleo (1823-1891), filosofo e politico siciliano, che nella sua Filosofia universale (Palermo 1860 e 1863), aveva coniato il principio della “priorizzazione dei concetti”. All’interno dell’opera ricorrono assai spesso sia il sostantivo sia il verbo, soprattutto il participio passatopriorizzato. Solo qualche esempio: “La scoverta della priorizzazione dei concettimi diede la chiave per ispiegare la necessità ed universalità de’ giudizii assoluti; […] ebbi a vedere che i concetti, una volta formati, divengono punti fermi ed immutabili, e prendono, per cosi dire, il davanti, si priorizzano”(p.261); “imperocché tutte le verità assolute del regno logico [...] non son altro, che i concetti priorizzati, cioè i punti fermi delle idee” (p.547) [corsivi nostri]. Il verbo e il sostantivo sarebbero quindi nati nell’ambito intellettuale della Sicilia risorgimentale; in seguito, a partire dalla pubblicazione della Filosofia universale, la “priorizzazione dei concetti” è stata discussa in ambito filosofico (lo fecero tra gli altri Benedetto Croce e Giovanni Gentile), favorendo il diffondersi di verbo e sostantivo nell’ambito della disciplina; successivamente priorizzare e priorizzazione si sono affermati negli studi di sociologia e pedagogia, di politica e storia, fino a quelli di economia.
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
lunedì 23 aprile 2012
Nostalgia del Tango
domenica 15 aprile 2012
sabato 14 aprile 2012
Inseguimento
chiudo la porta su quella oscura colpa,
sprango la porta, tutte le porte sprango.
nelle orecchie: il passo
della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale.
ora la sento che sale, che sale.
martedì 27 marzo 2012
Cronotàssi
Usato specialmente nelle successioni di vescovi